

La storia di
San Giuseppe
da Leonessa
San Giuseppe nacque a Leonessa l’otto gennaio del 1556, era il quarto figlio di otto. I suoi genitori erano
Fancesca Paolini e Giovanni Desideri, ricco mercante di lana della cittadina. Fu battezzato con il nome di
Eufranio. Nella sua formazione religiosa ebbero un ruolo determinante sia la Cmpagnia del Salvatore,
fondata dai Cappuccini di Leonessa, sia soprattutto la madre, anche se presto la perse, come pure il padre.
Fu allora preso in custodia dallo zio Battista maestro a Viterbo. Nella città dei Papi il giovane eccelse
negli studi umanistici e filosofci, tanto da ricevere una proposta di matrimonio da parte di un notabile
della città che voleva darle in moglie sua figlia, Ma Eufranio la rifiutò, cosa che provocò l’ira dello zio.
Così il giovane cadde in uno stato di prostrazione tale da indurre Battista a far tornare il nipote a
Leonessa. Siamo nel 1571, i frati della cittadina stavano ultimando la costruzione della loro chiesa, ed
Eufranio prese a frequentarli assiduamente, maturando, probabilmente così, il suo proposito di farsi
Cappuccino. Fu indirizzato ad Assisi per fare il noviziato presso il convento delle Carcerelle. Qui indosso
il saio prendendo il nome di fra Giuseppe da Leonessa. Il 30 settembre del 1580 fu ordinato sacerdote ad
Amelia e da allora iniziò la sua intensa attività apostolica. Dell’ anno seguente è il suo primo gesto fu la
conversione di quaranta briganti ad Arquata del Tronto.
Nel 1587 ebbe inizio la sua difficile missione a Costantinopoli in Turchia, dove cercò di alleviare le
sofferenze degli schiavi cristiani. Due anni dopo fu condannato al supplizio del gancio, rimanendo appeso
per tre giorni. Infine fu liberato da un giovinetto, come disse il Sato stesso. Tornato in Italia si fece inviare
come predicatore nelle contrade più povere dell’Umbria e dell’Abruzzo, operando diversi prodigi e
sostenendo i tanti poveri. La forza della sua predicazione e il suo carisma lo portarono a spesso a
rappacificare paesi, persone e famiglia in lotta tra loro. Come ad esempio Posta con Borbona, 1608; la
famiglia dei Ficcardi con quella dei Piccari, di Amatrice, ecc. A Borbona compì anche il prodigio
della moltipicazione del pane.
Inalberava croci sui monti, la più famosa delle quali è quella di Collecollato (1650 mslm) a Leonessa, che
presto fu meta di pellegrinaggi tanto da suggerire in seguito l’erezione di una chiesa.
Spesso soggiornò nei conventi di Leonessa (dove nella chiesa dell’Immagine compì il miracolo del bue
risuscitato) e di Montereale. A Campotosto fondò l’ultimo Monte Frumentario, 1611. Verso la fne di
ottobre del 1611 visitò per l’ultima volta Leonessa, al momento della partenza per Amatrice, quando
giunse al colle di San Cristoforo, accompagnato da una folla commossa, impartì l’ultima benedizione al
suo paese natale:
“O Leonessa dove ho ricevuto l’essere e l’educazione; questa è l’ultima volta che ti vedo. Vi benedico
presenti, assenti e futuri, bestiame e terre”.
Tornato ad Amatrice vi morirà, in odore di santità, il 4 febbraio del 1612.
Nel 1628 ebbe inizio il primo Processo di Beatificazione Nell’ottobre del 1639 cinquanta leonessani
trafugarono il corpo di fra Giuseppe e lo portarono a Leonessa.
Fra Giuseppe fu beatificato il 22 giugno del 1737 e canonizzato il 29 giugno del 1746. I miracoli scelti per
la canonizzazione furono due, entrambi riguardanti bambini e avvenuti post mortem del Santo: quello di
Giuseppe Dionisidi Leonessa, nato privo di tessuto osseo; quello di Antonia Morelli di Cittareale, guarita
da una fistola purulenta che la stava per far morire.
Dal 1967 San Giuseppe da Leonessa è Patrono della sua città.